L’8 marzo è da poco passato, ma il tema è sempre attuale. Nessuno può tirarsi indietro su questo argomento: genitori, insegnanti, nonni, naturalmente, tutti devono impegnarsi per educare i bambini che hanno intorno, maschi e femmine, alla pace, alla gentilezza, al rispetto degli altri. E contro la violenza. Violenza di genere e in generale. Perché la violenza contro le donne ha le stesse radici della violenza verso i più deboli, i più fragili, quelli che ‘dovrebbero stare al loro posto’, che ‘non dovrebbero permettersi di alzare la testa’: donne, omosessuali, disabili, migranti, sottoposti…
Educare contro: ci appaiono parole in antitesi, un vero ossimoro. Invece in questo caso è necessario aver sempre presente l’obiettivo principale, perché, se ci riflettiamo, da questo discendono tutti gli altri sentimenti e comportamenti corretti.
E allora cominciamo con i nostri bambini, fin da piccolissimi. Aiutiamoli a conservare come un bene prezioso la loro naturale attitudine positiva verso gli altri. D’altra parte, aiutiamoli a rafforzare la loro volontà e a non accettare imposizioni. Anche questo può apparire in contrasto, ma credo proprio che per non attuare o subire violenza si debba conquistare questo equilibrio. Ricordiamoci sempre che spesso gli adulti violenti sono stati bambini che hanno subito violenza.
Qui di seguito scrivo alcune note, ma immagino quanti altri suggerimenti si possano aggiungere.
- Insegniamo loro ad accettare e rispettare un ‘no!’ detto da un loro coetaneo. Comunichiamogli che è una parola importante: quando un altro bambino dice ‘no!’ o ‘basta!’ bisogna immediatamente fermare ciò che si sta facendo.
- Proprio perché è una parola importante, permettiamo di usarla per esprimere anche con noi la loro volontà. Rispettiamo le loro scelte; nell’ambito del possibile, facciamoli decidere delle cose che li riguardano, dagli abiti, al cibo, ai giochi…
- Insegniamo ad aiutare i loro amici in difficoltà. Il nostro esempio è molto importante: se ci vedono aiutare gli altri, bambini, animali e adulti, anche estranei, impareranno a farlo in modo naturale.
- Anche abbracci e baci sono cose importanti. Insegniamo a chiedere il permesso quando si vuole abbracciare e toccare un altro bambino; e ad accettare il sì o il no, indifferentemente. E non forziamoli a baciare e abbracciare altri, bambini o parenti: nonni e zii si possono anche salutare da lontano…
- Invitiamoli a capire anche dalle espressioni del viso o del corpo che cosa pensano gli altri bambini, se sono spaventati, infastiditi, arrabbiati o tristi, e ad agire di conseguenza.
- Non facciamo differenze tra fratelli e sorelle, maschi e femmine, nei giocattoli, nel rimettere in ordine le loro cose, nelle attenzioni e nelle sollecitazioni ai comportamenti.
- Creiamo un clima di naturalezza intorno al loro corpo. Diamo nomi corretti ai loro genitali e lasciamo che ne parlino liberamente. Incoraggiamoli a lavarli da soli: facciamo sentire che sono una loro proprietà e magari chiediamo anche il permesso per lavarglieli noi, nessuno può toccare il loro corpo se non vogliono.
- Facciamoli parlare, parlare, parlare… appena lo sanno fare, naturalmente. Parlare di tutto, delle sensazioni piacevoli o spiacevoli, delle paure, anche dei sentimenti ‘di pancia’, difficili da esprimere. Rispondiamo a ogni loro domanda e aiutiamoli a prendere decisioni.
Ho avuto tre figli maschi e non è sempre stato semplice tener presente questi aspetti della loro educazione, a dispetto della società, dei media, dei comportamenti prevalenti. Se allora mi sono più soffermata sull’agire la violenza, ora che ho una nipote femmina la mia attenzione va piuttosto a fornirle gli strumenti per non subirla. E a fare in modo che cresca forte, consapevole e gentile.
La foto di copertina è stata scattata da Kahn Chen durante un viaggio in Vietnam.
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